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Storia

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La parrocchia della Immacolata Concezione a Cervelletta fu istituita il 26 maggio 1912 dal Cardinale Vicario Pietro Respighi sulla autorizzazione della "Quandiu per agri romani" del 24 maggio 1912 (AAS 4, 1912, 437), di S. Pio X. Il Papa provvide, con le proprie finanze, a risolvere l'impatto con i primi problemi economici assegnando il 12 giugno 1913, un sussidio annuo di £ 600, una cifra non affatto riduttiva se la si moltiplica con l'indice di svalutazione della nostra moneta. Il supplemento di congrua non si fece attendere molto: Vittorio Emanuele III. re d'Italia, il 4 gennaio 1914, a norma della legge 13 marzo 1871 n. 214 e dell'art.2 del codice civile (Zanardelli), riconobbe la parrocchia agli effetti civili. Il primo parroco fu D. Fabrizio Fabrizi, del clero romano, che esercito' il suo ufficio fino al 1917 quando fu trasferito alla parrocchia di S. Maria in Cosmedin. La parrocchia dell'Immacolata fu amministrata dal clero secolare fino al 21 febbraio 1949 quando, con decreto del Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani "Ex audientia Sanctissimi" del 19 novembre 1948, fu affidata alla Provincia Romana della Congregazione della Missione dei Missionari di S. Vincenzo de'Paoli.

La giurisdizione territoriale della parrocchia dell'Immacolata alla Cervelletta fu molto ampia, tanto da poter essere paragonata a quella delle parrocchie romane più' antiche: la lunghezza infatti raggiungeva i Km.12 e la larghezza i Km.4, dunque quasi 50 Km. quadrati. A rendere meglio la vastità'' del comprensorio basti dire che il treno della linea Roma-Sulmona vi effettuava fermate alle stazioni di Cervara, Salone e Lunghezza. L'archivio generale della diocesi di Roma ha una descrizione precisa di questi confini in un rilievo disegnato su una tavoletta dell'Istituto Geografico Militare non accompagnata pero' dal relativo decreto canonico. La nuova giurisdizione parrocchiale era articolata su toponimi di Ponte Mammolo, Torre ponticello, Tor Cervara, Bocca di Leone, Tor Sapienza, Benzone, Cervelletta e Salone vecchio: Il toponimo di maggiore spicco e' quello di Tor Sapienza per il suo riallacciarsi all'istituzione del primo collegio romano per l'avvio al sacerdozio: l'Almo Collegio Capranica. Il cardinale Domenico Pantagato detto Capranica, il 15 agosto 1457, acquisto' dall'Ospedale S. Spirito - il quale a sua volta lo aveva comprato dalla storica famiglia Boccamazzi - il casale dei Bucchamatiis costituendolo in dote per gli studenti dell'università' di Perugia detta "Sapienza vecchia" (Collegium Firmanae Sapientiae de Urbe", per cui il casale Boccamazzi divenne Tor Sapienza) e, per testamento del 14 agosto 1458, unitamente ad altri beni lo destino' alla fondazione, da intitolarsi al suo nome, di un collegio di istruzione ecclesiastica in Roma (M. Morpurgo Castelnuovo, Il Card. Domenico Capranica, in Arch. Soc. Rom. Storia Patria, 1929). Altro toponimo da considerare e' quello della Cervelletta, una tenuta dei Salviati di circa 250 ettari, deve la derivazione del nome dalla trasformazione di "Cervaretto" (come insegna Giuseppe Tomassetti nel magistrale lavoro sulla campagna romana), essendo una delle tante riserve di caccia al cervo esistente nei dintorni di Roma.

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Ponte di Nona poi e' il fondo che vanta il documento medievale più' antico per il collegamento con la celebre abazia di Subiaco. Il Papa Giovanni XII, nella pancarta del 10 maggio 958 diretta all'abate Leone e ai monaci sublacensi, tra i molti possedimenti dell'abazia, conferma: "Fundum in integro sexto cum prato sua iuxta ribum inter affines ab uno latere viam qui pergit ad 'pontem de nona'". La composizione di questi confini lascia intendere che la popolazione, non numerosa doveva essere di estrazione contadina. Dai documenti dell'Archivio Generale del Vicariato si ha notizia che intorno alla chiesa parrocchiale erano raggruppate circa una dozzina di famiglie mentre le altre erano disseminate per i campi. La chiesa su progetto dell'architetto Carlo Lepri, sorse su un terreno messo a disposizione dei duchi Salviati, e donna Maria Salviati, per fomentare l'istruzione religiosa, fondo' dei corsi biennali di missioni, depositando un capitale di L.2.500, consistente in tre obbligazioni di L.500 ciascuna della Società' Anglo-Romana del gas ed in quattro obbligazioni di L.250 ciascuna della Società' Immobiliare. La parrocchia, dopo un ventennio di vita, si trovo' una popolazione di circa 10.000 abitanti ed avverti' un cambiamento delle abitudini e della mentalità' della popolazione.

La "borgata di Ponte Mammolo" era divenuta un fatto compiuto ed il "Polverificio Stacchini" aveva sottratto un'aliquota determinante al fiorente bracciantato agricolo. Il Comune di Roma dovette prendere atto della necessita' di non poter più' dilazionare l'impianto di una scuola professionale ed il 14 luglio 1938 (del. n. 3392) decise di costruirla su un terreno di 8.000 metri quadrati, rinverdendo cosi' la nobile tradizione capranicense. Il regio decreto fu firmato il 4 ottobre 1938 ed il Governatore dell'Urbe fu autorizzato all'acquisto dalla duchessa Ruffina Grazioli Lancellotti per il prezzo di L.12 al metro quadrato (G.U. 28 novembre 1938 n.271). Il movimento, o meglio lo spostamento dell'insediamento urbanistico risulta dai confini sul comprensorio delle parrocchie. La presenza più' antica e' quella della parrocchia di S. Lorenzo fuori le mura, istituita il 4 luglio 1709, per cui si deve ritenere che l'originale della cura d'anime per la parrocchia dell'Immacolata alla Cervelletta debba farsi risalire al clero della basilica di S. Martino ai Monti (cfr. Osservatore Romano 1 novembre 1981).

Ecco i confini delle altre parrocchie: Ss. Marcellino e Pietro a Tor Pignattara, istituita il 6 gennaio 1906; Ssma. Trinita' in Castello di Lunghezza appartenente allora alla diocesi suburbicaria di Frascati; S:Maria dell'Olivo a Settecamini, eretta il primo giugno 1926 e S. Felice da Cantalice a Centocelle, istituita il 20 marzo 1935. La parrocchia rurale dell'Immacolata alla Cervelletta era ormai immessa su un nuovo cammino: l'urbanistica romana aveva preso ad annettersela. La zona industriale di Roma intanto si andava formando sull'asse della via Prenestina: nel 1955 si contavano già' 14 grandi stabilimenti nei quali lavoravano mille operai. La popolazione intorno al 1950 si era già' trasformata da contadina in operaia. I Missionari di S. Vincenzo de' Paoli non si erano lasciati sorprendere: già' nel 1950 avevano portato a termine la costruzione di una nuova chiesa in via Tor Sapienza, 52 su progetto dell'Ing. Francesco Fornari e che intitolarono al loro Fondatore S. Vincenzo. Le funzioni liturgiche e le attività' parrocchiali vennero cosi' a svolgersi in due chiese, finché' nel 1968 la vita parrocchiale fece perno definitivamente nella chiesa di S. Vincenzo, tanto che gli stessi missionari espressero più' volte l'auspicio che il titolo di "Immacolata a Cervelletta in S. Vincenzo de' Paoli", adeguato alla nuova realtà' canonica, fosse cambiato in parrocchia dell'Immacolata e S. Vincenzo de'Paoli. I confini della parrocchia divennero più' determinati con il decreto del 20 aprile 1950, all'ingresso dei Missionari di S. Vincenzo de' Paoli. Eccoli: via Predestina, fosso di Gottifredi, fiume Aniene, via di Salone, via Collatina, marrana di Ponte di Nona, via Prenestina. Un ridimensionamento dei questa giurisdizione territoriale avvenne il 20 luglio 1953 in seguito ad una rettifica dei confini della parrocchia della Ss. Trinita' in Castello di Lunghezza che m da 29 marzo 1950, era stata affidata alla Provincia Romana della Congregazione della Missione di S. Vincenzo de' Paoli.

Questa nuova confinazione che con l'apparire di qualche toponimo non tradizionale dimostra un intensificarsi della attività' edilizia, fu: via Collatina, dalla marana di Ponte di Nona a via Teocrito fino alla torre dell'acqua Vergine si segue il viottolo che porta a Salone Vecchio attraversando la ferrovia Roma-Sulmona fino alla cinta muraria della tenuta di Salone Nuovo fino a via Collatina. La pressione dell'edilizia abitativa, verificatasi dopo l'inizio degli anni sessanta, porterà' all'istituzione della nuova parrocchia di S. Bernardette Soubirous, decretata dal Cardinale Vicario Ugo Poletti il 15 novembre 1975. Il territorio parrocchiale dell'Immacolata alla Cervelletta dovette, per conseguenza, subire uno smembramento, deciso l'11 ottobre 1975, per cui i suoi confini furono cosi' determinati: Grande Raccordo Anulare, via Prenestina, fosso del fontanile fino a via Collatina, via Collatina ad ovest fino all'altezza di via della Martora, fosso di Tor Sapienza, fiume Aniene fino a Casale Coletta, via di Tor Cervara, via Amarilli, fosso di Tor Sapienza, fosso di Tor Bella Monaca, via Collatina, Grande Raccordo Anulare.

La chiesa dell'Immacolata alla Cervelletta, ormai da circa un ventennio usata principalmente per la celebrazione dei matrimoni, pur sorgendo in aperta campagna, divenne oggetto di cure artistiche del parroco Don Fabrizio Fabrizi e dei parrocchiani. La decorazione fu commessa a Giovanni Battista Conti, che aveva studio di arte decorativa in via Vespasiano 16, il quale vi impiego', coadiuvato da 5 persone, 40 giorni lavorativi. La superficie decorata fu di metri quadrati 450, dei quali 50 per la parete di fondo, 250 per le due pareti laterali e 160 per le cappellette, il prezzo convenuto fu di L.5 al metro quadrato per una spesa complessiva di L. 2.250. I quadri realizzati al prezzo di L.70 cadauno ebbero a soggetto S. Antonio abate, S. Antonio di Padova e S. Anna. Un quadro di S. Pio decimo, fondatore della parrocchia, fu collocato sul portale interno della chiesa e costo' L.80. Il preventivo autografo del Conti e' conservato nell'Archivio Generale del Vicariato di Roma. Si potrà' dubitare della bontà' artistica di quadri e decorazioni condotti in maniera quasi commerciale, ma il dubbio si trova a doversi confrontare con un fascicolo di 'Arte Cristiana', de 15 aprile 1918, che si apre con la fotografia della chiesa, della decorazione, dei quadri e delle cappelle e con un testo di commento a firma di Mons. Belvederi sull'opera di Giovanni Battista Conti:

"Si direbbe che dalla scuola benedettina di Beuron abbia raccolto tutta la compostezza ed il carattere mistico della sua arte spogliandola pero' interamente di quella nota di misura e di geometria che la rendeva troppo compassata e stucchevole".

Si deve pero' riconoscere che D. Fabrizi, morto canonico lateranense pur tra tante difficoltà' dell'avvio della parrocchia in un ambiente certo non raffinato abbia voluto sollevare l'animo dei suoi parrocchiani a quel senso del bello che aiuta a divenire migliori.


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